Preoccupanti i dati sul lavoro indipendente e femminile dall’inizio della pandemia.

Preoccupanti i dati sul lavoro indipendente e femminile dall’inizio della pandemia.

Confesercenti: “Subito misure a sostegno”

“Sono preoccupanti i dati sul crollo dei lavoratori indipendenti, i ristori non bastano più, servono interventi mirati per le piccole imprese e politiche attive per l’occupazione” Giorgio Bartolini direttore Confesercenti Pesaro e Urbino interviene così di fronte alle indicazioni che pervengono dai dati sul lavoro di dicembre, diffusi in questi giorni da Istat ed elaborati dall’Ufficio economico di Confesercenti.

“Sul dato di dicembre –afferma Bartolini- Istat indica che il calo di 101mila occupati rispetto al mese di novembre ‘è concentrato sulle donne’ (99mila in meno) ma ‘riguarda dipendenti e indipendenti’: in realtà il numero di indipendenti mancante è pari a circa l’80%, ovvero 79mila unità in meno ed il calo riguarda le donne per quasi il totale e gli indipendenti, anzi probabilmente riguarda proprio le donne che lavorano in modo autonomo.

“Il bilancio per i lavoratori indipendenti ed il loro familiari coadiuvanti dall’inizio della pandemia, ovvero dal mese di marzo 2020, è pesante –aggiunge Bartolini- 173mila occupati in meno ed una percentuale negativa del 3,2%, contro lo 0,1% in meno dei lavoratori dipendenti nel complesso. E’ evidente come le normative a protezione del lavoro hanno funzionato nei confronti dei dipendenti delle imprese, mentre per i piccoli imprenditori l’unica ciambella di salvataggio che sono stati i ristori, è risultata del tutto inadeguata. A fronte di questo, le conseguenze della pandemia si sono invece abbattute con maggiore gravità proprio sulle piccole e medie imprese dei settori del turismo, della ristorazione e del commercio. Ecco perché è fondamentale che per questi settori siano individuati interventi mirati attraverso le risorse del Recovery Plan”.

“Altrimenti, il rischio concreto –conclude Bartolini- sarà quello di perdere per sempre l’enorme potenziale produttivo che risiede proprio nelle piccole e medie imprese, con un danno incalcolabile per tutto il tessuto economico e sociale del paese”.

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