Il bilancio del Pesaro Film Festival 2015
di Mattia Ferri
Mai fu più azzeccato quel “+ 1”.
La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro aveva bisogno di un cambiamento netto, non perché in passato non andava bene (massimo rispetto per tutti gli artefici delle precedenti edizioni) ma perché sono i tempi e le persone stesse ad essere totalmente cambiate rispetto ad un'impostazione di festival che era rimasta per poche persone, troppo poche, con un entusiasmo e fervore (DNA storico dell'evento) che erano quasi totalmente spariti. La paura di un flop con il cambio di direzione era un po' nell'aria, massima fiducia per Pedro Armocida ma quando si prende il controllo di un Festival così importante, niente è facile. Dalle difficoltà ancor maggiori di un budget ormai ridicolo, è partita la “rinascita” di un evento culturale che ha tutte le potenzialità e soprattutto le persone giuste per tornare ad essere secondo in Italia solo a Venezia.
I motivi? Le persone (Comitato scientifico in primis) e le scelte: rimettere veramente al centro i giovani studenti, registi, attori, ecc. (ah quante volte ve lo rimproverai...); portare il dibattito al Centro Arti Visive trasformandolo in un vero confronto, finalmente anche acceso, azzerando (o quasi) i monologhi che sapevano di sfida tra chi ne sapeva di più o dal sapore di ennesima lezione teorica universitaria; fare una programmazione più vicina al pubblico medio senza comunque cadere nel banale e proponendo allo stesso tempo il Nuovo Cinema; cambiare parzialmente l'impostazione e funzione del Dopofestival (qui c'è ancora da lavorare...); riaprire la saletta video (Sala Pasolini), luogo magico e per pochi intimi; lavorare bene e costantemente sul web (sito e social network) a partire dal direttore, instancabilmente attivo.
Dal sacrificio generale della macchina organizzativa, (lavorare così tanto e bene per cifre misere è e rimane uno scandalo non solo pesarese ma interamente italiano) sono scaturite le sale quasi sempre piene, la piazza gremita, i dibattiti partecipati, il ritorno a Pesaro di tante facce nuove giovani e non.
“Ma chi glielo fa fare?” qualcuno chiedeva in via Rossini...penso sia solo una questione di passione, metterci tutte quelle energie per pochi soldi è un atto di amore per la Mostra, il Cinema, la Storia, la società attuale. Va comunque riconosciuto il merito in parte, anche alla nuova amministrazione comunale che, con meno soldi, ha dato da subito l'indicazione e direzione giusta alla “50 + 1”.
“Well done Pedro”, eggià...ma ora ti/vi aspetta una nuova sfida: quella del “+2”. E la Mostra non può vivere solo 8 giorni all'anno ma deve parlare e far parlare di sé anche negli altri mesi pesaresi, deve attrarre ancora più giovani, collocarsi in maniera altamente riconosciuta per promozione e lancio del Nuovo. Sicuramente c'è e ci sarà sempre tanto da fare e ripensare ma il successo di quest'ultima edizione è oggettivo, buona la prima!
Nell'anno dell'Omaggio mi piace pensare che, in qualche modo, sia opera di Pasolini il ritorno all'entusiasmo.