"Favola di Natale. Una Magica storia, un presepe incantato" alla Quadreria l'evento si svolgerà domenica 22 dicembre alle 16.45 alla Quadreria Cesarini è imperniato su una vera e propria favola, scritta da Anna Matteucci, che sarà narrata durante la visita e che vede il notaio Cesarini come protagonista; lo scopo primario è di raccontare la Quadreria Cesarini ai più piccoli (dedicata ai bambini dai 5 anni in su), ma di certo gradita anche ai più grandi
Favola di Natale
Il Notaio Cesarini si svegliò improvvisamente di notte perché sentiva dei rumori. Per niente intimorito si alzò e indossata la sua calda vestaglia rossa, era pieno inverno e faceva freddo,decise di andare a vedere di persona. Era un uomo abbastanza anziano ormai, ma come spesso amava ricordare, aveva tenuto testa ad un drappello di soldati tedeschi in tempo di guerra e non si sarebbe certo fatto spaventare da un ladruncolo che forse si era intrufolato in casa.
La sua casa, anzi il suo palazzo, era pieno di cose preziose come tutti sapevano in città. Lui da tanto tempo era un collezionista d’arte e aveva messo insieme negli anni moltissimi quadri, sculture e oggetti di gran pregio. Per cui decise di fare il giro di tutte le stanze per controllare che ogni cosa fosse al suo posto.
Per prima cosa entrò nelle stanze dove teneva i quadri del suo amico Anselmo Bucci. E si, quel bambino partito da Fossombrone ne aveva fatta di strada. Era ancora un ragazzo quando aveva dipinto questi ritratti e poi … Parigi!! Che coraggio aveva avuto a partire allo sbaraglio, con pochi soldi e nessuna certezza, ecco Leonardo, l’amico che lo aveva accompagnato in questa folle avventura. E poi la guerra e i viaggi. Il Notaio Cesarini che non si era mai mosso da Fossombrone provava una certa fierezza ad avere avuto un amico tanto avventuroso. Che strano, guardando meglio i quadri gli sembrava di sentire il rombo dei cannoni, e gli spari di alcuni soldati appostati tra le rocce.
Anselmo era diventato un artista famoso. “Questi quadri, questi grandi quadri sono importantissimi e tutti i musei d’Italia li chiederanno in prestito un giorno, per fare delle mostre”. Poi c’era l’elefante che stava li a ricordare che Anselmo aveva fatto le illustrazioni per “Il libro della giungla”.
Arrivato nel grande salone si guardò intorno piuttosto compiaciuto. C’erano tutti i suoi soggetti preferiti, alcune vedute di Fossombrone, le campagne variopinte che la circondano, e i fiori, un acuto profumo di fiori aleggiava nel salone, un profumo che lui in realtà non aveva mai sentito prima. Tanti quadri, tante belle cose, ma lui non voleva essere egoista e aveva già deciso: un giorno le avrebbe donate alla sua città, sarebbero diventate di tutti, la sua casa sarebbe diventata un museo e in tanti, anche da molto lontano, l’avrebbero visitata.
Mentre faceva queste riflessioni, una folata dispettosa si era insinuata dal camino ormai spento. “Brrrrr … che vento gelido!” pensò il Notaio e guardando la ragazza seduta sulla cassapanca, senza vestiti, si chiese se non avesse freddo. Anselmo voleva fare come i pittori antichi e si sa che quei grandi artisti dipingevano le persone nude per far vedere la bellezza del corpo. A quel punto però il Notaio Cesarini udì chiaramente tre colpi al portone, qualcuno era venuto a chiamarlo nel cuore della notte. Ma chi poteva essere a quell’ora? E poi si trattava del portone di sotto o della porta del giardino? Non avrebbe saputo dirlo. Meglio andare a vedere.
Erano tanti i quadri dipinti dal suo amico, occupavano ben cinque stanze, eccoancora un’altra guerra, Anselmo aveva dipinto gli aerei nel cielo di Roma e l’arrivo dei sommergibili nel porto di Messina e quando la guerra era finita era venuto a trovarlo lì a Fossombrone. Affacciati alle finestre verso la strada guardavano insieme la ricostruzione del ponte che i tedeschi avevano distrutto con le mine. Ma Anselmo era un pittore e non riusciva solo a guardare le cose, guardare non gli bastava,lui sentiva sempre la necessità di dipingerle.
Il nostro bel ponte, che è un po’ il simbolo di Fossombrone, il Notaio Cesarini con la morte nel cuore lo aveva visto crollare con fragorose esplosioni che avevano fatto tremare la sua casa e poi, finita la guerra, lo aveva visto ricostruire. Ed ora avvertiva l’impetuoso scorrere dell’acqua intorno ai piloni e l’allegro chiasso dei festeggiamenti. Ma non voleva farsi distrarre dai ricordi, ora si era alzato dal letto di notte e nel freddo per capire da dove provenissero gli strani rumori che aveva sentito o gli era sembrato di sentire.
Tornò sui suoi passi ed entrato nello studio si rivolse alla moglie. Maria in realtà non c’era più da tanto tempo ma lui a volte, quando nessuno lo sentiva, parlava con il suo ritratto, un ritratto che le aveva fatto lui stesso con le sue mani, ed era venuto anche piuttosto bene, aveva proprio qualcosa di magico. “Mia cara, ho sentito dei rumori, hai sentito niente tu?”
Lei che come sempre sorrideva dolcemente quella sera gli rispose: “Ma Peppino saranno gli scoiattoli, lo sai che al piano di sopra la casa confina coi boschi. Ti ricordi quando entrò un capriolo? Per non parlare degli uccelli che vanno e vengono dall’albero, ma tu non prendere freddo, chiudi bene quella vestaglia”. Lui piuttosto stupito chiuse per bene la vestaglia con un gesto istintivo. Guardò meglio, si tolse anche gli occhiali e li pulì per bene ma non vide nulla di diverso dal solito, “Forse” pensò “ Non sono ancora perfettamente sveglio e sto sognando. Si, mi è sembrato di sentire una voce, chissà …il vento di fuori in mezzo alle persiane a volte fa questi scherzi”.
Il salotto rosaera come una bomboniera, qui Maria era solita prendere il the con le amiche.Ancora gli sembrava di sentire il tintinnio delle tazzine e un buonissimo odore di biscotti. Un giorno lui le aveva fatto un bel quadro con un mazzo di rose. Lo aveva dipinto di nascosto per farle una sorpresa e poi gliel’aveva fatto trovare già appeso al muro. E si, ci stava proprio bene.
Nella sala da pranzo il gatto Brulino dormiva placido nello sgabello davanti al camino e questo in un certo senso lo rassicurò. Il gatto si sarebbe messo in allarme se ci fosse stato qualche intruso. Tutto brillava, pulito e lucidato, tutto era pronto per ricevere gli ospiti l’indomani. Un pranzo sontuoso, del resto lui era famoso per questa sua generosa ospitalità.Un menù delle feste, cappelletti, carne arrosto e allo spiedo, dolci morbidi e squisiti da gustare con il vino forzato, una sua specialità. Avrebbe fatto apparecchiare la tavola con il servizio di piatti francese, e poi fiori freschi, tanti fiori nei vasi già pronti li tutti in fila.
Guardando meglio però, si accorse con grandissima sorpresa che i gatti erano due. Due grossi gatti identici, tigrati, due Brulino. “Ma questa è una cosa veramente straordinaria” Esclamò. Ma come? Nessuno gli aveva detto che un gatto identico a Brulino si era intrufolato in casa? Era vero che lui ultimamente era piuttosto distratto e le due furbe bestiole facendosi vedere a turno uno di qua e uno di la avevano potuto essere scambiate per un gatto solo e invece erano due. Aveva dovuto alzarsi di notte per scoprirel’inganno. Per tutta risposta uno dei dueBrulino, forse quello originale o il suo sosia? Chissà … si stiracchiò e fece uno sbadiglio così soddisfatto, così contento di avere compagnia, che il Notaio brontolando disse fra se e se: “Beh …Meglio così. In due prenderete il doppio dei topi”. E già sorrideva.
Arrivato in camera da letto fu quasi tentato di lasciar perdere e di rimettersi al calduccio sotto le coperte, quando altri rumori provenienti dal bagno attirarono la sua attenzione. Allora era proprio vero…non si era sbagliato: qualcuno si era introdotto in casa e colmo dei colmi stava pure usando il suo bagno, si sentiva chiaramente scorrere l’acqua. Afferrato il suo robusto bastone da passeggio si avvicinò alla porta. “Esci fuori, briccone!!!”
Oggi noi useremmo dei termini molto diversi e più gravi per apostrofare un possibile intruso ma il Notaio era un gentiluomo e non si sarebbe mai sognato nella sua eleganza di usare un termine più grave di “briccone”. Tuttavia non era un ingenuo e nell’afferrare il bastone si era già preparato ad un possibile assalto. Ma nel bagno non c’era nessuno. Si sentiva una musica che sembrava venire dall’armadio. Spalancate le ante vide gli abiti che la moglie indossava per andare all’opera, e le scarpe, i cappelli. “Ma questa è la notte dei prodigi, cosa sta succedendo?” Possibile che i suoi vicini a quell’ora della notte ascoltassero la musica ad un volume così alto che le note penetravano dal muro divisorio dei due palazzi? Possibile… si, possibile… il Notaio Cesarini non sapeva darsi un’altra spiegazione a tutte quelle stranezze. Decise comunque di terminare il giro della casa.
Nella cucina non entrò, non aprì neanche la porta. La sua cuoca Angelina aveva lavorato tutto il giorno per il pranzo dell’indomani e non gradiva le intrusioni in quello che considerava il suo territorio. Non si sa come lei si accorgeva sempre se lui durante la notte si era alzato per fare uno spuntino e lo sgridava: “Signor Notaio lo sapete che vi fa male mangiare fuori pasto, mi meraviglio di voi che alla vostra età vi comportate come un ragazzino goloso” Era meglio lasciar perdere. Era incredibile ma il notaio che in tempo di guerra aveva tenuto testa ai soldati tedeschi, aveva un certo timore della sua cuoca Angelina. Brontolando sotto i baffi gettò uno sguardo a Salomè che nel quadro posto proprio di fronte alla porta della cucina, come se fosse li di guardia, si era fatta portare su un vassoio la testa di Giovanni Battista. Guardando con quanta calma la crudele ragazza stava ricevendo il suo premio per aver danzato molto bene si ricordò che Angelina quando era particolarmente affaccendata, accaldata e scarmigliata come una furia, brandiva spesso dei terribili coltellacci, era meglio non aprire la porta e proseguire. Passando controllò per bene anche il portone del secondo ingresso, tutto ben chiuso e sbarrato, nessuno poteva essere entrato da li.
Il salotto rosso era la stanza che lui preferiva in tutta la casa. C’era il pianoforte per fare un po’ di musica ma più spesso si accomodava li per leggere o conversare con gli amici mentre gustavano un buon caffè o un liquore. Quella stanza era il suo rifugio, lontana dai rumori della strada si affacciava verso un piccolo giardino segreto, ma quella notte una luce misteriosa rischiarava debolmente i cespugli e le pareti di pietra. Cosa stava succedendo? Possibile che lui stesse sognando di girare per la casa mentre in realtà stava ancora dormendo nel suo letto? No, sapeva con certezza di essere sveglio. Era la notte ad essere diversa, magica, una notte durante la qualevedeva cose che non aveva mai visto, sentiva suoni e odori mai sentiti, insomma succedevano cose mai successe prima. Mentre faceva queste riflessioni si era seduto su uno dei comodi divani e preso da una grande stanchezza si era solo per un momento appisolato.
Lo svegliò un gran rumore, uno sbattere frenetico di ali. Gli angeli che lui stesso aveva dipinto nel soffitto tanti anni prima, volavano da angolo all’altro, si riunivano in piccoli gruppi per parlottare tra loro per poi cambiare posto e andare a chiamare quelli più in là. Erano angeli bambini, chiassosi e giocherelloni ed erano eccitatissimi per qualcosa di eccezionale che stava per succedere. E a giudicare dalle loro espressioni, dai visi sorridenti, dalle guance arrossateper tutto quel volare qua e la, doveva essere qualcosa di bellissimo.Ormai quella notte il Notaio non si meravigliava più di niente, era solo curioso di andare avanti e capire da dove provenisse la luce.
Nel buio della notte il piccolo giardino era rischiarato da un bagliore che proveniva dalla grotta scavata nella parete laggiù in fondo. Improvvisamente il Notaio Cesarini, mentre la musica lo avvolgeva si ricordò che quella era la notte di Natale, e vide che nel suo piccolo giardino, proprio nella grotta era avvenuto un fatto straordinario, una specie di miracolo.