Étienne Decroux. La Statuaria Mobile e Le Azioni

Étienne Decroux. La Statuaria Mobile e Le Azioni

Sabato 13 febbraio a Teatroltre Yves Lebreton presenta il suo libro alla Chiesa dell'Annunziata

Sabato 13 febbraio TeatrOltre - un palcoscenico per le più importanti esperienze del teatro di ricerca italiano promosso su iniziativa dei Comuni di Fano, Pesaro, Urbino, San Costanzo e Urbania con AMAT e il contributo di Regione Marche e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – fa tappa alla Chiesa dell’Annunziata di Pesaro con Yves Lebreton che presenta il suo libro Étienne Decroux. La statuaria mobile e le azioni.
 
Dopo la pubblicazione di Sorgenti - Nascita del Teatro Corporeo (Titivillus, 2012), Étienne Decroux. La statuaria mobile e le azioni è il secondo volume – sempre edito da Titivillus 2015 – della trilogia che Yves Lebreton intende consacrare al Teatro Corporeo. Il volume rappresenta una testimonianza unica su un maestro tra i più importanti del ventesimo secolo e un’analisi descrittiva precisa del metodo e della tecnica attoriali decrousiani.
 
Etienne Decroux (1898-1991) è un precursore. Mentre il teatro contemporaneo non cessa di liberarsi dalla sua dipendenza letteraria per rigenerarsi alla sorgente del corpo, la ricerca di Decroux incentrata sulla mobilità espressiva dell’attore si fa sempre più attuale. La sua opera emerge dal vasto slancio innovatore che attraversò l’Europa all’inizio del secolo scorso in cerca di una maggiore plasticità dell’arte scenica e i cui protagonisti più significativi furono Appia, Craig, Copeau, Meyerhold, Schlemmer e Artaud. Laddove altri si sforzarono di estendere l’eloquenza dell’attore alla dimensione fisica della recitazione, Decroux rinunciò alla parola per tornare all’essenzialità del corpo. Laddove altri enunciarono teorie e apriranno le vie della sperimentazione, Decroux affrontò la pratica teatrale nei suoi fondamenti, convinto che la nascita di un nuovo teatro richiedesse in primo luogo la nascita di un nuovo attore. Ai diktat dell’autore egli oppose la sua concezione del poeta-ginnasta, capovolgendo la sacrosanta triade drammaturgo–regista–interprete per promuovere l’attore al rango di creatore. Ma soprattutto, forgiò su se stesso la disciplina necessaria a questa rigenerazione dell’arte teatrale. Come Stanislavskij, fu il primo apprendista del proprio metodo. Voleva modellare un attore corporeo per costruire un teatro del corpo”.
 
Ingresso libero. Inizio ore 18.

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